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Dietrofront (parziale) del Governo sulla tassazione Criptovalute

2024-12-13 21:54

Luca Farinelli

Dietrofront (parziale) del Governo sulla tassazione Criptovalute

13-Dic-24. Dopo un acceso dibattito sulla proposta di innalzamento delle aliquote al 42% sulle plusvalenze, ecco arrivato il (parziale) dietrofront del Governo.

C’eravamo tanto spaventati: il disegno di legge di Bilancio 2025, nella sua bozza originale trapelata due mesi fa, prevedeva un aumento della tassazione al 42% sulle plusvalenze delle criptovalute. Questa aliquota elevata, considerata eccessiva da molti, avrebbe pesantemente penalizzato gli investimenti in questo mercato emergente. Dopo un acceso dibattito, e numerosi emendamenti, ecco arrivato il (parziale) dietrofront del Governo Meloni. Andiamo ad analizzare nel dettaglio le novità, i cambiamenti e le implicazioni per gli investitori italiani.

 

La marcia indietro sulla super tassazione

La battaglia principale, come già detto, si è giocata intorno alla proposta di aumentare l’aliquota sulle plusvalenze generate da attività cripto dall’attuale 26% ad un incredibile 42%. Fortunatamente, grazie ad emendamenti successivi, si è assistito ad una significativa retromarcia. Per il 2025, l'aliquota è stata riconfermata al 26%, evitando così un impatto devastante sull'ecosistema delle criptovalute in Italia. Questa decisione rappresenta una risposta alle pressioni del settore e alla consapevolezza del rischio di soffocare la crescita di un mercato tecnologicamente innovativo. Tuttavia, questa riduzione non è stata accolta come una vittoria definitiva, poiché prelude ad un ulteriore aumento nel futuro.

 

Addio alla "No Tax Area”

Il rovescio della medaglia però c’è, ed è significativo. Un'altra importante novità introdotta dalla manovra è infatti la cancellazione della cosiddetta "no tax area", ovvero la soglia di 2.000 euro sotto la quale le plusvalenze erano esenti da tassazione. Questa eliminazione significa che, a partire dal 1 Gennaio 2025, ogni plusvalenza generata dalla compravendita di criptovalute, indipendentemente dall'importo, sarà soggetta al 26% di imposta. Questa decisione, sebbene giustificata dalla necessità di una maggiore equità fiscale, potrebbe scoraggiare gli investimenti di piccole dimensioni, limitando la partecipazione al mercato da parte di investitori meno esperti o con capitali limitati. La semplificazione del sistema, eliminando la soglia, comporta una maggiore complessità amministrativa per i contribuenti con redditi da criptoattività, anche se di modesto importo.

 

Aumenti in vista a partire dal 2026

Sebbene il 26% per il 2025 rappresenti una vittoria parziale rispetto alla proposta iniziale del 42%, la situazione non è definitiva. La Legge di Bilancio prevede un ulteriore aumento dell'aliquota al 33% a partire dal 1 Gennaio 2026. Questo aumento, se confermato, pone l'Italia in una posizione svantaggiosa rispetto ad altri paesi, creando una disparità di trattamento fiscale che potrebbe spingere gli investitori a spostare i propri capitali altrove. La scelta di un aumento graduale, invece di un'imposizione immediata e più elevata, può essere interpretata come un tentativo di attenuare l'impatto negativo, ma rappresenta comunque un ostacolo alla crescita del settore in Italia. L'assenza di un simile trattamento fiscale per altri strumenti finanziari, come gli ETF con sottostante cripto, alimenta le critiche e le preoccupazioni degli operatori del settore.

 

Confronti internazionali e prospettive future

La tassazione delle criptovalute in Italia si differenzia significativamente da quella applicata in altri paesi. Ad esempio, gli Stati Uniti, con l'amministrazione Trump, hanno adottato politiche più favorevoli al settore, contribuendo alla crescita del mercato e al raggiungimento di valori record per il Bitcoin (superando i 100.000 dollari). Questo divario normativo mette in luce la necessità di una maggiore attenzione da parte del governo italiano, per evitare un ulteriore svantaggio competitivo e un rallentamento dello sviluppo di questo settore tecnologicamente avanzato. La mancanza di chiarezza e stabilità normativa crea incertezza e scoraggia investimenti a lungo termine. Si attende, quindi, un'ulteriore evoluzione della legislazione in materia, sperando in una maggiore attenzione alle esigenze del mercato e alla promozione di un ambiente più favorevole all'innovazione tecnologica. La rivalutazione del costo di acquisto delle criptovalute al 1° gennaio 2025, con un'imposta sostitutiva del 18%, rappresenta un'opportunità per ridurre il carico fiscale futuro, ma è un'opzione complessa che necessita di una attenta valutazione caso per caso.

 

Conclusioni

In conclusione, la tassazione sulle criptovalute in Italia rappresenta un argomento complesso e in continua evoluzione. Le modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio 2025, seppur rappresentino un miglioramento rispetto alle prime ipotesi, lasciano ancora spazio a preoccupazioni e incertezze. Un confronto con le politiche di altri paesi e una maggiore attenzione alle esigenze del mercato sono e saranno fondamentali per garantire uno sviluppo sostenibile del settore in Italia.