L'Annuncio e le Polemiche
Il disegno di legge di bilancio del Governo Meloni ha riservato una sorpresa, o meglio, una doccia fredda, per gli investitori italiani in criptovalute: un aumento dell'imposta sulle plusvalenze dal 26% al 42%, a partire dal 2025, per importi superiori a €2.000. L'annuncio del viceministro all'Economia Maurizio Leo ha scatenato un'ondata di polemiche. Questa misura, secondo molti, renderà l'Italia uno dei paesi con la tassazione più elevata in questo settore, paragonabile solo alla Danimarca e inferiore solo all'Islanda. Si stima che la nuova tassazione colpirà oltre 3,6 milioni di italiani, di cui il 62% effettua acquisti diretti e il restante 38% tramite piattaforme tradizionali quali app bancarie.
Le Preoccupazioni del Settore
Giacomo Vella, Direttore dell'Osservatorio Blockchain & Web 3 del Politecnico di Milano, esprime forti preoccupazioni. L'aumento dell'aliquota, sostiene, scoraggerà nuovi investimenti, riducendo l'interesse degli investitori e compromettendo lo sviluppo dell'ecosistema blockchain in Italia. Vella evidenzia anche un'asimmetria tra la tassazione delle criptovalute e quella di strumenti finanziari tradizionali come gli ETF, che godono di un regime fiscale più favorevole.
Una Visione Più Ottimistica
Non tutti condividono le preoccupazioni. Massimo Siano, Managing Director di 21Shares, una società specializzata in Exchange Trade Products (ETP), sottolinea i vantaggi dell'investimento indiretto in criptovalute tramite ETP, la cui tassazione rimarrebbe al 26%. Secondo Siano, questa nuova normativa renderebbe gli ETP ancora più convenienti, incentivando l'adozione di asset digitali.
Gli Emendamenti e le Proposte di Compromesso
Numerose proposte di emendamento sono state avanzate dai partiti politici. Tra queste, emergono alcune linee guida comuni: l'abbassamento dell'aliquota al 28%; l'eliminazione della soglia di esenzione dei €2.000, tassando tutte le operazioni; la possibilità di rivalutare le criptovalute possedute al 1° gennaio 2025 con un'imposta sostitutiva del 16%, mantenendo contestualmente l'aliquota al 26% e rimuovendo la soglia dei €2.000. Queste proposte cercano di bilanciare la necessità di maggiori entrate fiscali con la volontà di non penalizzare eccessivamente il settore.
Alla Ricerca di Extra Gettito Fiscale
La proposta in esame in merito alla rivalutazione delle criptovalute possedute offre al governo un'opportunità per un maggiore gettito fiscale. Gli investitori che non hanno dichiarato le loro posizioni potrebbero essere incentivati a regolarizzarle. La convenienza di questa rivalutazione dipende dal prezzo di acquisto originario: più basso era il prezzo, più vantaggiosa sarà la rivalutazione.
Tavolo Tecnico e Prospettive Future
L'istituzione di un tavolo tecnico permanente tra associazioni di settore e consumatori è stata suggerita per una collaborazione proattiva. Sebbene non sia una priorità degli emendamenti, il dialogo tra gli stakeholder potrebbe portare a politiche fiscali più equilibrate. L'aumento dell'aliquota al 42% potrebbe rendere gli investimenti meno attraenti in Italia, spingendo gli investitori all'estero. Le proposte di compromesso cercano di trovare un equilibrio tra l'incremento delle entrate fiscali e la competitività del mercato italiano delle criptovalute.
Conclusioni
La discussione parlamentare continua. Si auspica un compromesso che eviti l'aumento al 42%, considerando le preoccupazioni del settore e la necessità di attrarre investimenti. La creazione di un tavolo tecnico potrebbe favorire un dialogo costruttivo, promuovendo una regolamentazione più equilibrata e sostenibile per il mercato delle criptovalute in Italia. Resta l'auspicio che questo dibattito porti a una maggiore comprensione delle opportunità offerte dallo sviluppo dell'ecosistema blockchain italiano. Seguiranno aggiornamenti!